Chi è lei e cosa fa? Quanti anni ha?
Mi chiamo Milena LaMontagna, ho da poco compiuto 30 anni e sono una sarta, titolare e fondatrice della Sartoria La Montagna.
Perché fa il sarto oggi?
Sono diventata una sarta perché quella per il cucito è sempre stata una mia passione che non ho mai trascurato. Essendo cresciuta in una famiglia in cui quasi tutti i componenti hanno lavorato nel mondo della sartoria con diverse abilità e mansioni, non è stato difficile approcciarmi a questo splendido mestiere e poter avere una preparazione di base a 360 gradi sui vari aspetti del lavoro e sulla lavorazione di un prodotto sartoriale. Un sarto deve saper fare tutto.
Come vede la sartoria nei prossimi cinque, dieci o venti anni avvenire?
Vedo un grandissimo futuro per la Sartoria. Il mercato di questo settore ha vissuto un grande ritorno, il gusto classico ed il piacere di tornare a frequentare il salotto di un sarto da parte degli uomini, ma anche delle donne, ha regalato alla sartoria una rinascita. Era una passione andata a scemare, quella dell'incontrare periodicamente il proprio sarto per far realizzare i capi su misura, richiedeva tempo, pazienza e denaro, cose che col passar del tempo e con l'evoluzione della società sono sempre più preziose. Molto più facile, veloce ed economico scegliere un prodotto dall'esposizione di un negozio e portarlo a casa dopo averlo esaminato piuttosto superficialmente. Tuttavia ho notato un forte ritorno nella richiesta di qualità e nella ricerca di figure come il sarto, un mestiere che ai giorni nostri poche persone pensano valga la pena imparare. Sbagliando. Il fatto che con sempre più frequenza ricevo richieste da clienti piuttosto giovani è ciò che mi fa pensare che la Sartoria continuerà ad avere un futuro prospero.
Quali caratteristiche dovrebbe avere una sartoria di alto livello?
Noi lavoriamo giorno dopo giorno per realizzare la nostra idea di sartoria. Personalmente, ritengo sia fondamentale portare avanti un discorso di continuità col passato e con la tradizione sartoriale, sia nelle varie fasi della lavorazione sia nell'immagine stessa della sartoria. Tuttavia, credo sia fondamentale essere in grado di capire ed interpretare le richieste ed esigenze del cliente contemporaneo, il gentiluomo moderno, o della donna sofisticata ed attenta alle tendenze: questo è possibile mettendo insieme un team giovane e dinamico, preparato ed intraprendente, che condivida una visione comune, quella di tramandare, trasformare e proiettare la Sartoria nel futuro. Una sartoria deve essere anche "colta", saper parlare diverse lingue e confrontarsi con culture diverse dalla propria.
Quale fase del suo lavoro da più soddisfazione e perché?
La consegna. Nel momento della consegna si racchiude tutto il lavoro, si presenta al cliente il risultato del suo investimento di tempo, denaro e di fiducia. In questo momento si gode entrambi del piacere di veder realizzato quello che per il cliente era un desiderio e per il sarto una prova della sua abilità. La soddisfazione di entrambi alla consegna è per me indubbiamente il momento più soddisfacente dell' intero processo di realizzazione.
Negli ultimi anni il numero di sarti sta aumentando o diminuendo? C'è gente che pensa di fare una carriera in questo settore?
Quello che ho avuto modo di constatare è che negli ultimi anni il numero di giovani interessati a questo mestiere sta aumentando, nello stesso momento in cui i veri sarti stanno diminuendo. Purtroppo il mestiere del sarto negli ultimi venti anni ha perso il suo appeal, mentre il mondo del fashion design irrompeva nelle strade, nelle scuole e nelle università, fino all' infinito mondo di Internet. Il ritorno in auge del gusto classico nel vestire ha tuttavia invogliato i giovani più coraggiosi e volenterosi ad intraprendere questo percorso professionale, fatto di sfide e sacrifici, di sapere pratico ad abilità manuali.
Quali tipi di sacrifici ha fatto?
Tutte quelle persone disposte a raggiungere un obiettivo sanno di dover fare dei sacrifici. Questa è una condizione necessaria quando si parte da zero come ho fatto io. I sacrifici, la dedizione e tanta pazienza sono la strada da percorrere per raggiungere ciò che si desidera veramente.
L' ultimo sacrificio che ho fatto è stato rinunciare alle vacanze per rinnovare gli ambienti del mio piccolo locale. Bisogna sempre fare delle scelte e porre delle priorità. Io ho sempre desiderato imparare questo mestiere ed avviare una mia sartoria, guidata da me e che mi rappresentasse, ho sacrificato anni del mio tempo che ad esempio i miei coetanei hanno speso divertendosi o viaggiando molto. Io mi sono divertita lo stesso, magari in un modo diverso dal loro, ed ora viaggio spesso anch'io, anche per lavoro!
Quali sono le fasi di lavorazione di un abito più difficili perché?
A mio parere le spalle, il bavero e le maniche sono le parti della lavorazione più complesse da imparare e mettere in pratica con ottimi risultati. Io ho imparato grazie ai preziosi consigli ricevuti dai sarti più anziani incontrati nelle sartorie dove ho avuto modo di lavorare ed apprendere il mestiere, perfezionando la mia tecnica ripetendo più volte tali fasi della lavorazione. Non saprei dire con precisione quanto tempo abbia impiegato per impararle, ma ognuno di noi ha delle tempistiche di apprendimento diverse, non credo ci sia un tempo prestabilito in cui una persona possa dire di poter apprendere questo mestiere, ad un certo punto subentra sicuramente l’abilità ed il talento, quelle qualità che distinguono i sarti tra loro.
Perché quando parlo con un sarto si sente che provano a nascondere qualcosa?
Ho avuto raramente questa sensazione e mi ritengo molto fortunata. Nel mio percorso ho spesso incontrato una certa volontà di insegnarmi il più possibile da parte dei maestri più anziani, che devono aver visto in me tanto spirito di sacrificio, dedizione e passione nel cercare di apprendere e di migliorarmi.
Come ha imparato il taglio?
Il mio primo maestro mi ha insegnato le basi del taglio. Frequentando diverse sartorie ho poi avuto modo di assorbire ciò che più mi piaceva delle diverse metodologie di taglio degli altri maestri, per svilupparne una mia. Tuttora cerco di sperimentare nuove tecniche, specialmente nei miei capi personali, per poi proporli alla clientela.
Qual'è stata la sua esperienza con L'Accademia Nazionale dei Sartori? Pensa sia il percorso migliore per diventare sarto?
Non ho frequentato il corso triennale dell’Accademia Nazionale dei Sartori, ma sono entrata a farne parte nel 2016. L’ Accademia è sicuramente un ottimo modo di prepararsi ad entrare a far parte di questo mondo ed imparare le basi di questo antico e nobile mestiere, essendo anch’essa un’antichissima istituzione. Nel corso degli anni ha sviluppato un metodo di apprendimento molto valido e garantisce un supporto a chi ha voglia o bisogno di imparare e migliorarsi per eccellere nel campo della Sartoria.
Su quali aspetti di lavoro vorrebbe migliorare in particolare?
Il miglioramento deve essere costante sotto tutti i punti di vista se si vuole ambire a distinguersi e far distinguere il proprio prodotto dagli altri. La costanza è una parte fondamentale di questo lavoro.
Quali sono i sarti che ammira oggi?
Amo lo stile della casa Rubinacci e la Sartoria Ferdinando Caraceni, guidata oggi dalla figlia Nicoletta, oltre ad ammirare la grandezza raggiunta da Gaetano Aloisio, che ha portato la figura del sarto ad un livello elevatissimo e moderno.
Cosa crea un sarto vero?
Un sarto vero, secondo il mio punto di vista, è quella persona che fa questo mestiere con coscienza e rispetto per il cliente, che soddisfa le sue esigenze e richieste senza ricorrere a scorciatoie, senza risparmiare tempo e dedicando tutta la sua esperienza ed abilità in ogni singolo passaggio della realizzazione di un capo. Un sarto vero non nasce sarto, è una persona sana che impara e cresce giorno dopo giorno, punto dopo punto, da una cucitura che va scucita fino al risultato che sfiora la perfezione. Diventare un sarto vero non è ottenere un titolo, un premio o un riconoscimento, ma è raggiungere la consapevolezza che quello che realizza è un'opera d'arte, fatto a mano con cura e precisione, fatto bene.
Io non mi sono mai attribuita un titolo da sola, ma ho sempre voluto che il mio lavoro venisse giudicato, apprezzato o criticato da chi questo mestiere o forma d'arte lo porta avanti da molti anni. Di certo, mi sento una sarta migliore ogni giorno che passa, un cliente soddisfatto dopo l'altro.
Perché i sarti parlano profondamente del mestiere con i giornalisti ma non necessariamente con gli apprendisti o i lavoranti? Se non è d’accordo, perché?
Non tutti i sarti sono così. Ci sono sarti che non parlano molto con i giornalisti e che non comunicano con entusiasmo quello che fanno, tuttavia regalano consigli preziosi ai propri allievi se vedono in loro delle qualità. Non sono molti.
Ci sono in effetti dei sarti a cui piace molto raccontarsi e raccontare del proprio lavoro tramite giornali e media, a cui piace sentirsi al centro dell'attenzione e vendere il loro prodotto. Non c'è nulla di male in questo, fa parte del mestiere. Se non fanno lo stesso con i loro apprendisti e lavoranti è sicuramente per gelosia delle proprie conoscenze, ma anche per paura di poter insegnare troppo a persone che poi li possono abbandonare per cercare nuove opportunità. Questo è il motivo per cui si dice che un apprendista sarto deve "rubare il mestiere con gli occhi", perché bisogna essere molto fortunati per trovare un sarto disposto a concedere tutta la sua conoscenza ad un lavorante.
Qual'è la storia della formazione di Sartoria La Montagna?
La sartoria La Montagna nasce all'inizio del 2019, è quindi una sartoria molto giovane. Ho deciso di avviare la mia sartoria dopo la laurea e la frequentazione di una scuola di moda per un breve arco di tempo, iniziando successivamente un percorso di apprendistato in alcune delle più importanti botteghe artigianali di Napoli durato circa 3 anni.
Ho deciso di imparare il mestiere qualche anno prima, quando ho iniziato ad apprezzare il valore senza tempo dell'artigianato italiano e soprattutto della sartoria, che ho sempre ammirato e che mi ha sempre affascinata, provenendo da un contesto familiare in cui tutti hanno imparato a cucire fin da piccoli; da mio nonno che era "il sarto della famiglia", mia nonna che era un'abile ricamatrice, fino a mia madre, che si occupava in gioventù di realizzare pantaloni a mano. In questo periodo ho fatto un'analisi di quello che poteva essere il mercato della sartoria, che mi sembrava stesse tornando in voga dopo un momento storico in cui la moda ed il pret a porter aveva preso il sopravvento: quello che ho capito è che c'erano delle ottime prospettive lavorative seppure quello della sartoria fosse un mercato abbastanza limitato, di nicchia, rivolto ad un pubblico ristretto di amatori e soprattutto che ricadeva ormai nel settore del lusso vero e proprio.
Durante il mio percorso di apprendistato ho notato fin da subito una mia inclinazione ad apprendere velocemente le nozioni teoriche e pratiche di quest'arte, riscontrando una certa soddisfazione dei miei maestri nel vedermi all'opera. Le figure più anziane, quindi le più esperte, che ho incontrato nelle sartorie in cui mi sono formata mi hanno sempre incoraggiata ad approfondire le mie conoscenze ed a sperimentare da sola quello che non mi veniva mostrato, poichè a detta loro se non l'avessi fatto sarei rimasta ferma su uno sgabello per anni ed anni. Questo è quello che ho fatto. La mia fortuna è stata sicuramente quella di avere persone competenti anche in famiglia, che hanno potuto consigliarmi su metodologie e tecniche che a me erano sconosciute ma a cui cercavo di avvicinarmi con lo studio di testi, mettendo in pratica quello che avevo recepito, oppure scucendo dei vecchi capi dell'armadio di mio nonno!
Avevo deciso che quella era la mia strada, mi sono messa in testa che avrei dovuto fare di tutto per perfezionare la mia tecnica e non ho mai smesso di studiare e mettere in pratica le nozioni ed i "segreti" che nel corso del tempo mi avevano regalato i maestri ed i lavoranti più esperti.
Per un giovane è sempre stato complicato riuscire ad emergere in questo campo, perché ovviamente l'esperienza è fondamentale per ottenere un risultato all'altezza di quello che si può definire un capo sartoriale ben fatto. Tuttavia, quello che mancava in termini di anni di esperienza l'ho compensato con tanto impegno e costanza nella ricerca e nello studio, senza perdere mai tempo, che ho capito essere una risorsa estremamente importante per un sarto ma soprattutto per un giovane, ancor di più se sei una ragazza che vuole fare sartoria maschile!
Così, dopo pochi anni, mi sono sentita sodisfatta del percorso fatto e di quelle che erano le mie prime creazioni sartoriali, tanto che iniziavo ad avere delle richieste da persone che osservavano il mio lavoro tramite i social media: a quel punto ho capito che bisognava fare un passo importante, che mi sarei dovuta mettere in gioco davvero ed affrontare la sfida che fino a quel momento avevo solo immaginato o sognato. Non senza dubbi, incertezze ed ostacoli da superare, nel 2019 ho deciso di aprire la mia piccola sartoria, Sartoria La Montagna di Casalnuovo di Napoli.
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